Ciao! Questa è la mia prima newsletter — “lenta” perché avrà cadenza mensile, e “riccia” perché il barocco è riccio, come me.
Barocco e i suoi fratelli nasce innanzitutto perché volevo uno spazio tutto mio per rendere giustizia a tutto ciò che è davvero barocco, perché troppo spesso ho visto etichettare come “barocco” qualsiasi accrocco pacchiano dalle forme assurde con dorature a casaccio — ma non è così!
• Giustizia per il barocco!
Solitamente si identifica l'architettura barocca dalla presenza di linee curve e sinuose... ed è per questo che oggi vi presento il Triangolo Barberini.
Come dice il suo stesso nome, il Triangolo Barberini è un edificio a pianta triangolare, progettato nella tenuta della potente famiglia romana a Palestrina da Francesco e Giovan Battista Contini nella seconda metà del Seicento, da un'idea di Stefano Accorsi Maffeo Barberini, principe di Palestrina, il quale, come molti all'epoca, aveva un interesse non tanto occulto per l'occulto. E il triangolo è proprio una delle forme geometriche alle quali si danno significati simbolici: indica la Trinità, ma anche il cuore, la Terra, e simboleggia anche trasformazioni alchemiche.
La pianta del Triangolo Barberini è internamente costituita da un ambiente centrale esagonale, che richiama subdolamente la stella di David, anch'essa simbolo alchemico nonché garanzia di perfezione estetica, essendo una figura governata dalla proporzione di Fidia, meglio nota come sezione aurea. Su tre lati alternati dell'esagono centrale si innestano tre triangoli equilateri, uno dei quali ospita le scale di collegamento dei tre livelli che costituiscono il piccolo edificio, sormontato da un'ulteriore altana a pianta esagonale con terrazzini triangolari che un tempo ospitavano statue messe a mo' di guardiani della struttura, purtroppo andate perdute. Il richiamo all'architettura di Sant'Ivo alla Sapienza è evidente, anche se ovviamente manca la monumentalità sontuosa della chiesa capolavoro di Borromini.
Tornando ai Barberini, se siete a Roma (e se non lo siete veniteci!) vi raccomando la mostra “L'immagine sovrana. Urbano VIII e i Barberini”, inaugurata il 18 marzo a Palazzo Barberini, e in calendario fino al 30 luglio 2023: sono passati quattrocento anni da quando Maffeo Barberini (non quello di Palestrina, ma un suo prozio paterno!) divenne Papa Urbano VIII, figura cardine del Seicento romano. Attraverso l'egemonia culturale non solo affermò e consolidò il potere temporale dello Stato Pontificio, ma attraverso il mecenatismo e la promozione delle arti divenne anche il padre spirituale del Barocco, nato a Roma proprio sotto il suo pontificato.
• Non è proprio barocco ma...
Per quelli che invece si incaponiscono andando (o rimanendo) a Milano durante il Salone del Mobile: innanzitutto prego per voi e per la vostra sanità mentale, e poi vi ricordo che dal 18 al 23 aprile sarà eccezionalmente visitabile Palazzo Orsini, in via Borgonuovo 11, che dal 1996 è la sede di Giorgio Armani. Iniziato nella seconda metà del Seicento dai Secco-Borella, una nobile famiglia originaria di Caravaggio, divenne poco dopo proprietà della famiglia Orsini, perché i romani arrivano ovunque, resistance is futile, you will be assimilated. I cortili interni del palazzo risalgono al tardo Seicento, gli interni al Settecento, mentre l'esterno fu completato in stile neoclassico nell'Ottocento. In ogni caso, sicuramente non è una casapacchiàna™️.
• Così, de botto, senza senso...
Il David Bowie del Barocco è Federico Maria Sardelli, che proprio come David Bowie, spazia meravigliosamente tra molteplici arti — musica, pittura, scultura, scrittura... Se non sapete chi è, ve lo racconto, anzi lascio che lo racconti lui in questa intervista andata recentemente in onda su Rai 3:
Da diligente filologo, Sardelli dirige Lully con il bâton de direction, che è letteralmente un bastone di metallo col quale si percuote ritmicamente il pavimento per tenere il tempo, ragione per cui spesso troverete gente che commenta "attento al piede!"... Perché? Perché era una notte buia e tempestosa di inizio 1687, per la precisione l'8 gennaio, e il surintendant de la musique de la chambre du roi Jean-Baptiste Lully si accingeva a dirigere una prova del suo meraviglioso Te Deum — ovviamente usando il “bâton de direction” — quando purtroppo si acciaccò da solo il dito di un piede... Ricordando che Jean-Baptiste Lully all'anagrafe faceva Giovanni Battista Lulli, nato a Firenze da padre del Mugello, possiamo immaginare che sapesse insultare la Maremma in diverse lingue. Per cui, avendo egli dapprima rifiutato delle cure più tempestive, e poi, una volta che la ferita si era infettata andando in gangrena, avendo egli rifiutato anche l'amputazione (probabilmente perché credeva di essere ancora l'agile ballerino di una volta e non il corpulento panzone che era diventato col passare degli anni), è plausibile ipotizzare che Lully continuò a imprecare in francese contro la Maremma maiala (“Maremme salope!”, o qualcosa del genere) per più di due mesi, affidandosi a dubbie cure palliative, morendo infine il 22 marzo 1687.
Tornando a Federico Maria Sardelli, il 6 aprile al Museo Nazionale degli Strumenti Musicali a Roma si potrà ascoltare un programma tutto vivaldiano suonato dall'ensemble Modo Antiquo, fondato circa quarant'anni fa proprio da Sardelli, il quale, tra le millemila cose in cui è maestro, è anche il conoscitore e divulgatore massimo di Antonio Vivaldi! I posti sono limitatissimi, e probabilmente quando vi arriverà questa newsletter saranno già terminati, ma vi consiglio di tenere d'occhio il calendario dell'ensemble perché sentirli suonare dal vivo, qualunque sia il repertorio, è una gioia per le orecchie.
• Chi lo disse?
«Borromini in architettura, Pietro da Cortona in Pittura, Il Cavalier Marino in poesia, son la peste del gusto.»
Lo disse, anzi scrisse, quel rosicone malefico col naso a forma di spinnaker che rispondeva al nome di Francesco Milizia. Uno che deve ringraziare di essere vissuto nel Settecento, anziché ai giorni nostri, altrimenti l'avrei preso a pizze a due a due finché non fossero diventate dispari.
Per questa prima newsletter mi fermo qui, sperando di non aver annoiato, presa dall'entusiasmo… se avete domande, chiedete pure!
Ci rileggiamo (spero) l'ultimo mercoledì del mese prossimo.
È un progetto bellissimo, ti invidio il modo brillante di scrivere, nel primo numero si parla del Maestro Sardelli. Che volere di più? Complimenti, bella partenza!
evviva evviva, bellissima!